Monday, January 07, 2008

Dal 26 dicembre ad oggi...

26/12/2007 ore 19.16
 
Il mo cenone di Natale: fagioli in scatola all'insalata (ma l'olio era dd'oliva), un pezzetto di formaggio e simmenthal. Il tutto con pancarrè.
 
 
ore 20.00
Il 24 hanno circonciso Victor. In genere lo si fà in tenera età ma a lui lo hanno fatto a 11 anni. La cultura locale dà una grande importanza a questa cerimonia intendendola come passaggio bambino-uomo. Non praticano alcuna anestesia e vengono usate forbici o coltello. Victor mi ha detto che il dolore è forte.
 
 
 
28/12/2007 ore 13.08
 
Qui le date, le feste, gli avvenimenti non hanno senso. E' il tempo stesso che non ha significato. Il 2007 e il 2008 sono la stessa cosa perchè non c'è attesa: la realtà quotidiana non può cambiare. Domani sarà come oggi. Questo lo avverti specialmente nella generazione adulta che ha visto svanire le speranze.
 
 
ore 20.00
Ieri visita alla missione dei comboniani a Tabligbo e all'ospedale delle suore a Kouve. Ero con Emanuele , koko e la porf.ssa Mascaro. Abbbiamo consegnato 6 cartoni di famraci e prodotti ospedalieri. Ho saldato il conto per gli ammalati che invio a mio carico. In pediatria Emanuele è stato il Babbo Natale per i bambini.
 
 
 
31/12/ 2007 ore 07.26
 
Stasera apriremo la casa a tutti i bambini del villaggio. Porietteremo all'aperto su lenzuolo gigante 2 films: "Kirikou" e l'inossidabile "Banana joe". Prevedo un afflusso di più di 200 bambini senza contare gli adulti che, per vedere un film, ridiventano bambini. Daremo a tutti un pò di caramelle.
 
 
 
 
02/01/2008 ore 17.11
 
Essere lontani ed apprendere della morte di una persona cara procura una sofferenza particolare. Stamattina Thoms mi ha detto della morte della cara e simpatica zia Nannina. Quando, prima di partire, ero passato a salutarla mi aveva detto in un'orecchio "spero di rivederti". Non è andata così. Un bacio a Sisina.
 
 
 
04/01/2008 ore 08.40
 
E così anche la prof.ssa Mascaro ed Emanuele hanno ricevuto il battesimo dell'Africa: entrambi positivi al test di malaria. Fortunatamente non nella forma aggressiva grazie alla profilassi che in parte li ha protetti. hanno cominciato la terapia tempestivamente e già va meglio.
 
 
ore 08.45
Abbiamo venduto un pò di scarpe regalateeci dal signor Franco di Bari. Questo ci permetterà di costruire il muro di recinzione al nuovo terreno + 2 bagni e 2 docce. Purtroppo il caldo eccessivo sta deteriorando le scarpe che restano: si scollano e perdono la vernice. Dovrò regalarne molte paia e in fretta...
 
 
 
07/01/2008 ore 9.10
Qui nelle scuole vige il sistema della "composizione" di fine trimestre da cui dipende una forma di promozione provvisoria. 11 dei nostri bambini non ce l'hanno fatta e adesso il nostro maestro Daniel (su mia pressione) li sta obbligando a turni di studio massiccio. So di essere molto intransigente.
 
 
ore 10.51
Il ciclone prof.ssa Antonia è passato. Ai bambini mancheranno molto i suoi balli, le sue canzoncine in italiano, i suoi dolci e il tiramisù, le sue frittatine mignon e le calse della befana, le sue patatine fritte. Ma mancheranno soprattutto i suoi sorrisi e le sue carezze sui loro volti sudati. Grazie Antonia.
 
 
Enzo.

3 Comments:

Blogger enzo said...

RINGRAZIO FRANCESCO PER AVER AGGIORNATO IL BLOG.A QUANDO L,AGGIORNAMENTO DEL SITO?

1:23 AM  
Blogger Antonia said...

Un saluto pieno di nostalgia a tutti gli abitanti e frequentanti della casa-famiglia.

Isabelle come sta dopo la malaria?
Victor dopo la circoncisione?
Michel con la malaria e la bronchite?
Le piccole della casa continuano a sorridere e giocare?
Gli scugnizzi più grandi che combinano?
Enzo continua a fare lo scugnizzo con i fuochi?...

Veramente la nostalgia è tanta.
E' vero che siamo rientrati in Italia, ma il nostro cuore e la nostra mente sono con voi.
Fino a quando avremo forza da Napoli o da qualsiasi altra parte del mondo continueremo a lavorare per voi.
Renderemo testimonianza perché abbiamo visto e sperimentato il dolore delle persone di Togoville.

NON è GIUSTA ed è inimmaginabile la miseria in cui si trovano a vivere, ancora oggi, tante e tante persone, soprattutto tantissimi bambini.
Bisogna svegliare le nostre coscienze.
La politica Nazionale ed Internazione deve intervenire per sanare il mondo dalla piaga della povertà estrema.
Povertà materiale, culturale, spirituale.
Il cammino sarà lungo, ma a quando l'inizio....
Antonia Mascaro ed Emanuele Del Verme

7:23 AM  
Anonymous Anonymous said...

Viaggio in Africa
Destinazione casa-famiglia di Togoville (Togo)
Antonia Mascaro

I sogni talvolta si realizzano!
Avevo un sogno nel cassetto, partire per l’Africa e condividere con la gente africana la mia vita. Un amore e un sogno che getta le sue radici nella mia giovinezza, un sogno -oggi realizzato- da sempre rimasto vivo nel mio cuore e impresso nella mia mente.
Il 20 dicembre scorso questo sogno divenne realtà.
Dopo aver lavorato per quattro anni nella scuola dove insegno Religione Cattolica, cioè il Liceo linguistico e pedagogico di Sant’Anastasia (NA), su un progetto di solidarietà intitolato: “M’Ama (sic) Africa”, ho voluto sperimentare di persona dove aveva portato l’impegno per la costruzione di una casa-famiglia per bambini orfani di entrambi i genitori e per la cura degli ammalati di anemia falciforme.
Ho incontrato e conosciuto Vincenzo Liguoro, l’ideatore di questo progetto in Togo, durante gli incontri scuola-famiglia. Egli é padre adottivo di un alunno del mio Liceo Linguistico di Sant’Anastasia.
Il prof. Liguoro durante i colloqui mi comunicava il suo progetto di costruire una casa-famiglia a Togoville, l’antica capitale del Togo, per accogliere i bambini orfani di entrambi i genitori.
Spinta dall’antico amore per l’Africa, decido allora di dare il mio contributo per la realizzazione di quel nobile progetto e comincio a lavorare instancabilmente con gli alunni. Cerco di tenere sempre vivo in loro l’interesse per i bambini di Togoville, che sono soli al mondo, e trasmettere così anche a loro il mio amore per l’Africa.
Intanto Enzo investe la sua buona uscita -dopo il pensionamento- per l’acquisto del terreno, dove verrà scavato il primo pozzo per l’acqua. Con gli alunni partecipiamo alla sua realizzazione, organizzando una mostra di presepi, interamente costruiti dalle ragazze (e qualche ragazzo) con materiale riciclato. Il risultato è sorprendente: i presepi vengono venduti e il ricavato sarà il nostro contributo concreto per il pozzo.
Dopo il pozzo, si parte per l’opera di costruzione della casa vera e propria che in breve tempo vede la sua realizzazione. Costruita la casa, arriva il primo ragazzo. Si chiama Charle; non ci vorrà molto tempo ed ecco che la casa si popola di bimbi rimasti soli al mondo per la morte dei genitori.
Con gli alunni del Liceo ne adottiamo nove, che abbiamo conosciuto tramite le foto che ci vengono recapitate. Gli alunni sentono questi bimbi come i loro fratelli lontani e meno fortunati di loro.
Nonostante la distanza e i pochi mezzi (compresi i media) che la casa-famiglia possiede, riusciamo a mantenerci in costante contatto con Enzo e con i bimbi. Comunichiamo frequentemente tramite sms e qualche telefonata. Gli aggiornamenti maggiori avvengono ogni qualvolta Enzo rientra in Italia.
Il tempo passa… l’entusiasmo degli studenti è sempre vivo e cresce: matura in noi il desiderio di incontrare i ragazzi della casa-famiglia “papà Enzo” di Togoville, i quali esprimono il loro desiderio di incontrarci e ci invitano. Avrei desiderato partire con un gruppetto di studenti del Liceo desiderosi come me di recarsi in Africa, ma ci si rende conto, io e i loro genitori, che il Continente nero era troppo lontano e la vita socio-politica era complessa. Tutto ciò naturalmente mise paura nell’animo dei genitori. Al viaggio io non voglio rinunciare, nonostante le difficoltà. Allora per Togoville decidiamo di partire in quattro: Antonio Liguoro Adagle (un alunno del Liceo), Koko (fratello di Antonio), Emanuele (mio figlio) e io.
Il 20 dicembre 2007, dopo circa 10 ore di volo arriviamo a Lomè, odierna capitale del Togo. Il Togo, ufficialmente Repubblica Togolese, è uno Stato dell’Africa occidentale sub sahariana. Per un breve tratto si affaccia sul Golfo di Guinea a sud, dove si trova Lomè.
Già sull’aereo, ma soprattutto arrivati all’aeroporto, in quanto bianchi ci sentiamo in netta minoranza, pochissimi bianchi in un mondo di neri… Il mondo visto dall’altra parte, per noi. Qui noi bianchi siamo gli immigrati… Ho percepito, in un istante come si possono sentire gli Africani tra noi, quando arrivano nel nostro Paese.
All’aeroporto di Lomé troviamo tutta la famiglia Adagle ad aspettarci. Ci salutiamo e ci accolgono con entusiasmo ed emozione. Non arrivano, purtroppo, i nostri bagagli, che riceveremo, provate a immaginare, dopo cinque giorni… Questo ritardo ci ha creato non pochi problemi.
Quando ho deciso di fare questo viaggio sapevo che sarei andata incontro a un mondo di povertà e a persone povere, ma l’impatto reale è stato sconvolgente. Quello che ho visto non è povertà, ma miseria nera. E’ il volto dell’ingiustizia che da anni ha gettato e lascia i paesi del Terzo Mondo nella fame che provoca spesso la morte.
Ho atteso anni perché questo viaggio sognato si realizzasse e ora che mi trovavo in Africa avevo voglia di scappare, volevo tornare indietro. Ero spaventata, non mi sentivo più capace di vivere serenamente la nuova realtà, perché non ero capace di donare ciò di cui la gente aveva bisogno: giustizia e dignità. Mi domandavo cosa ero andata a fare? Forse avrei fatto bene a continuare a vivere col mio sogno antico.
Non mi è facile parlare di questo viaggio in Africa, questo Continente dalla forma di un grande cuore; ora che ho visto, ora che ho sperimentato la realtà, ho bisogno di tempo per capire, capire meglio il perché di tanta ingiustizia e di tanta miseria.
Sicuramente la mia idea dell’Africa è cambiata, l’Africa dalla natura incontaminata, dei bimbi poveri ma sempre sorridenti e felici, l’Africa delle giraffe e degli elefanti, dei serpenti e dei leoni…
Oggi l’Africa è diventata per me sinonimo di fatica nel vivere per tante, troppe persone, e il mio pensiero va in particolare alle tante donne incontrate lungo le strade rosse e polverose, con in testa il loro carico di banane, di stoffe, di frittelle, di spezie, di noci di cocco, di polenta confezionata con le foglie di manioca, di bastoncini per la pulizia dei denti, uova sode, ecc. da poter vendere al mercato per sfamare i loro familiari. Oltre al bagaglio in perfetto equilibrio sul capo, spesso le donne portano i loro piccoli accuratamente legati sulla schiena. Sono donne che camminano con lo sguardo pensoso e fisso verso la mèta da raggiungere. Ho avuto la sensazione e sperimentato che le donne africane non si fermano mai, sono instancabili, ma non lasciano mai trasparire la fatica del loro vivere quotidiano.
L’Africa per me oggi, è il non sorriso di tanti bimbi che hanno perso i genitori a causa dell’AIDS. E’ lo sguardo triste e spento di molte mamme con i piccoli in braccio, da me incontrate all’ospedale di Kouvé dove operano, mosse dalla Carità, le suore della Provvidenza, che con la loro presenza operosa rendono vivo ed attuale il messaggio d’amore del loro fondatore, San Luigi Scrosoppi. Là ho anche incontrato alcuni volontari provenienti da Udine. Il presidio medico-sociale della missione è stato aperto a Kouvè nel 1986, con lo scopo di recuperare i bambini affetti da grave denutrizione e badare alla formazione sanitaria e nutrizionale delle mamme.
Le mamme africane, spesso disperate, portano al centro sanitario i loro figli, perché sperano di poterli così salvare, nonostante la mancanza dei francs cfa necessari per le cure dei loro piccoli. Probabilmente sperano di incontrare qualche persona dal “cuore puro e generoso” che possa dare loro una mano.
Anche Enzo, una volta al mese, si reca all’ospedale di Kouvè per saldare i conti delle persone ammalate che si sono rivolte al centro sanitario per ricevere cure a conto della casa-famiglia di Togoville.
Per me l’Africa, è ancora, il saluto dei bimbi incontrati quando attraversavo le strade polverose di Togoville. Spesso li vedevo sbucare tra le piante di mais, e dopo il saluto mi chiedevano un cadeau, che spesso era soltanto una caramella. E’ l’incontro con centinaia di bambini nel cortile della scuola primaria con le divise logore, che si avvicinavano per ricevere una carezza o qualsiasi altro dono. L’Africa è anche tanto, anzi tantissimo colore: tanta gente che cammina lungo le strade di terra rossa e polverosa, confusione al mercato di Lomé, l’inquinamento della capitale Lomé. E’ tanto stupore, come i tanti e troppi cimiteri lungo le strade dove le caprette pascolano, le iguane si riposano al sole, i pulcini con le “mamme chiocce” passeggiano; e dove, a sera, qualcuno si siede su qualche tomba e discute con agli amici.
Soprattutto oggi per me il Continente nero dalla forma di un grande cuore, è il volto dei bambini della casa-famiglia di Togoville: Dado, Veronique, Isabelle, Agbo, Charle, Michel, Flavio, Victor, Asranì, Eduard, Aimè, Serge, Ive, Koffì, Coco, Fiogbo, Teté, Debora, Ayao, Edem, Mawuli, Joilina, Rachele, Beauty, Akoko…, che nella casa-famiglia hanno trovato una nuova famiglia, un piatto caldo ogni giorno che Adele, la cuoca, prepara per loro. Trovano Enzo, che li aspetta al rientro da scuola e ogni volta che hanno bisogno di essere ascoltati, curati o hanno voglia di incontrare un volto amico. Trovano il maestro sempre pronto a dare una mano nello studio, il maestro di informatica e il maestro artigiano. Pur vivendone inconsapevolmente le conseguenze, essi sono ignari dei tanti troppi nemici, vicini e lontani, che non vogliono che la loro vita cambi. E si prova, quindi, una sensazione di impotenza, perché nonostante tutto l’impegno delle persone di buona volontà la loro vita in Africa forse non potrà cambiare definitivamente in meglio.
Potrebbero e dovrebbero, invece, fare molto la politica locale se fosse giusta e più attenta ai bisogni della popolazione, e la politica internazionale se giusta e generosa. Ma, mi chiedo, quale politica pensa a sollevare la sorte dei poveri? Quale politica mira al bene del mondo?
Una curiosità: il mio primo risveglio in terra africana fu provocato dal rumore del passaggio di un treno. Strano mi dicevo, un treno da queste parti? E’ il treno. gestito dal governo francese. che trasporta il fosfato per conto della Francia. Il fosfato, infatti, costituisce la principale risorsa mineraria del Togo e costituisce circa il 50% delle esportazioni complessive del paese. Ma chi si arricchisce con questo prodotto di cui la terra africana è ricca? Mi chiedo: è così difficile per l’uomo dare ascolto alla voce della propria coscienza o a quella di Dio che da sempre invita gli uomini alla giustizia se non all’amore? E pensare che in Togo tutto parla di Dio. La natura, la presenza di più chiese, appartenenti a gruppi religiosi diversi. Le lunghe celebrazioni Eucaristiche nel Santuario di nostra Signora del lago Togo, ricche di colori, di canti e di balli.
Un santuario, questo, dove il 9 agosto 1985 Giovanni Paolo II aveva pronunciato parole agli animisti che ancora oggi il Principe di Togoville, incontrato durante un’escursione per le strade del Villaggio, ricorda e mi ha riferito rinnovando la sua stima per Giovanni Paolo II, per i Missionari Comboniani e per la capacità che ha il Cristianesimo di dialogare con le altre religioni.
A Togoville, come a Lomè dove c’è un importante mercato del voudou, ho potuto constatare che il voudou è presente in tantissimi luoghi con i suoi feticci che proteggono e spaventano.
Forse proprio perché spaventata da uno di questi riti, Daddo, una bambina di 12 anni, non frequenta più la casa-famiglia. Io l’ ho incontrata un giorno, ben vestita, all’altra riva del Lago Togo… Alla mia domanda: “cosa fai qui da sola? Ti aspetto da papà Enzo”. Lei mi ha risposto con un sorriso e da quel giorno non si è fatta più vedere. Erano tre notti che non rientrava a casa dei parenti e aveva detto che dormiva nella casa-famiglia… Anche questa è l’infanzia tradita e abbandonata, usata e sfruttata. Dove sarà finita?
Uno degli ultimi giorni, quasi del tutto guariti dalla malaria, siamo tornati a rivisitare le scuole e incontrare i nostri bimbi nelle aule scolastiche della scuola primaria cattolica.
Si parlava di malaria…; è stato proprio così, perché Emanuele e io ne siamo stati colpiti, cioè la Plasmodium Falciparum, nonostante la profilassi. Un grazie qui, di cuore, ai Medici senza frontiere che consentono di curare oggi la malaria con farmaci a costi bassissimi, non coperti da brevetto, che non hanno perciò scopo di lucro, quindi possono essere prodotti da tutti.
Fu allora che Emanuele e io seduti su di un grosso ramo spezzato e poggiato per terra, ancora deboli per via della malaria (e faceva un gran caldo), siamo stati avvicinati da un giovane arrivato in moto. Questi, spontaneamente, come se fossimo vecchi amici, inizia a raccontarci la sua storia: è giovane studente universitario, iscritto all’Università di Lomé, Facoltà di Lettere moderne, desideroso di diventare un giorno giornalista. Era stato cacciato dall’Ateneo assieme a molti altri studenti dal Dittatore di turno. Sono stati espulsi unicamente perché protestavano per avere condizioni di vita e di studio migliori. Sono stati cacciati loro, i “contestatori” e sono rimasti invece gli studenti amici appartenenti all’etnia del Presidente, risolvendo così anche il problema degli spazi ridotti dell’Ateneo e altri problemi.
Vige, infatti, in Togo una dittatura che non sopporta libertà di pensiero, di parola e di azione, negando ogni diritto umano fondamentale. Una dittatura che ha fatto crollare il paese, dal punto di vista economico, in una crisi profonda, che non ha fine. In Togo non è garantito nessun tipo di servizio sociale, nemmeno quelli essenziali, come la sanità. Al contrario, i militari sono trattati bene, anzi molto bene: loro sì che ricevono lo stipendio a fine mese!
È la testimonianza di persone impegnate a fianco dei più deboli e dei più poveri, che fa pensare al Dio dei cristiani, quel Dio che si prende cura dell’orfano e della vedova, dei malati e degli affamati, il Padre che un giorno chiederà conto del suo operato a ciascun uomo. In particolare le azioni per la giustizia o contro la giustizia: avevo fame, avevo sete, ero nudo, ero malato… Sono i Missionari Comboniani che in Togo continuano a svolgere un’azione positiva. Sono arrivati a Lomé guidati da Padre F. Cordero ed erano in otto. La prima missione si aprì alla periferia di Lomé, a Kodjoviakope; la seconda, a una settantina di chilometri, in un villaggio chiamato Afagnan, in piena zona voudou.
A Togoville, invece, grazie all’iniziativa di padre Grotto, sorge oggi il Santuario dedicato a Nostra Signora del Lago, Madre della misericordia, diventato il Santuario Mariano Diocesano. A Maria i Comboniani chiedono e affidano il loro difficile impegno per annunziare il Vangelo e formare le comunità cristiane in una società profondamente permeata di credenze voudou. Partecipando alle celebrazioni Eucaristiche che si svolgevano al Santuario, ho avuto modo di ammirare la profonda spiritualità degli abitanti di Togoville e di quanti frequentano quel luogo. Povertà e santità, talvolta, possono coincidere.
Sono sempre i Comboniani che a Tabligò hanno creato una radio: “Radio Speranza”, la voce dei giovani.
Essa fu costretta a restare chiusa per qualche tempo, per aver solo velatamente contestato un uomo del Presidente. Per poter riprendere le trasmissioni hanno dovuto “evitare” ogni tono polemico. Intanto i giovani di “Radio Speranza” continuano a trasmettere i loro messaggi positivi: la sensibilizzazione della gente locale attraverso programmi di educazione familiare, sanitaria, religiosa e sociale, manifestando così il loro desiderio di farsi sentire, la gran voglia di comunicare idee soffocate dalla mancanza di libertà, il forte bisogno di crescere e di contribuire a creare un futuro migliore. Sono questi giovani africani che desiderano di entrare nella storia da protagonisti, costruendo quel cambiamento che tanto essi sospirano e noi tutti dovremmo desiderare con loro.
Ma a quando un cambiamento di rotta per il futuro africano? Quando lo sfruttamento dei paesi poveri sarà destinato a finire? Mi risulta che, ancora oggi, il continente nero resta il più povero, il più emarginato del pianeta. Eppure l’Africa è, forse, il paese più ricco di materie prime al mondo. Sarà questa ricchezza, dono di una natura generosa, la sua maledizione? Quando cesserà la richiesta di restituzione dei debiti da parte dei paesi creditori, debiti che quei paesi non potranno mai pagare. Sì, il debito, io credo, questi paesi lo hanno già pagato, perché lo sfruttamento delle loro risorse da parte dei paesi ricchi ha favorito lo sviluppo dei “cosiddetti creditori”. In realtà essi sono i “debitori” all’Africa.
Vorrei dire, preghiamo perché non vengano mai meno gli uomini di buona volontà, quelli che hanno il coraggio di ascoltare la propria coscienza e la voce del Padre, disposti ad operare affinché -come si diceva- il povero, lo sfruttato, l’orfano, la vedova, l’affamato, il moribondo, il malato, i giovani e, soprattutto, i bambini non si sentano abbandonati e continuano a sperare!

7:59 AM  

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